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CONTINENTAL, Fibonacci resta la speranza per ritrovare slancio

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Dopo il picco annuale di 78,5 toccato a marzo, il titolo Continental non è più riuscito a rimanere oltre la soglia dei 70 euro per più di tre settimane di fila

La marcia del titolo del fornitore automobilistico Continental – come del resto quella dell’intero indice DAX – ha bruscamente invertito la rotta in questo mese di agosto.
Lo slancio oltre i 70 euro si è esaurito in fretta, e il titolo è scivolato più giù di diversi punti percentuale, infrangendo prima la media mobile a 50 periodi, poi quella a 200. Un segnale chiaramente negativo.

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(Fonte grafica: piattaforma di trading )

A inizio agosto il fornitore automobilistico ha abbassato le prospettive commerciali per l’anno in corso a causa di un business dei pneumatici più debole del previsto. Il fatturato totale è visto tra 41,5 e 44,5 miliardi, rispetto ai 42-45 miliardi precedenti.

D’altra parte, Continental si aspetta una produzione automobilistica leggermente migliore nel mondo rispetto a prima, e con costi delle materie prime non più crescenti. Inoltre le previsioni per il margine di profitto operativo prima di interessi e tasse (EBIT) rimangono intatti.

Dopo il picco annuale di 78,5 toccato a marzo, il titolo Continental non è più riuscito a rimanere oltre la soglia dei 70 euro per più di tre settimane di fila. Inoltre, malgrado la crescita da inizio anno, la tendenza a lungo termine rimane negativa (a giugno 2021 valeva ancora oltre 118 euro, e nel 2018 molto più di 200 euro).

Come abbiamo detto, la recente marcia indietro ha spinto Continental a infrangere prima la EMA50 e poi la EMA200. La corsa al ribasso adesso si trova a testare il livello 38,2 Fibonacci, che già a giugno aveva svolto il suo lavoro.

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(Fonte grafica: piattaforma di trading )

Se dovesse cedere anche questo livello, si aprirebbe una strada pericolosa verso i 61,7 euro.
Gli analisti sono divisi riguardo alle prospettive di Continental. Se Deutsche Bank e Warburg Research vedono un target a 12 mesi rispettivamente di 85 e 92 euro, JP Morgan è molto più cauto e arriva a 75 euro. Sono scettici invece UBS e Goldman Sachs, con target rispettivamente a 67 e 64 euro.

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