La speranza di vedere un rimbalzo dopo un mese di aprile terribile per il momento va accantonata: BMW non solo resta debole, ma i dati trimestrali hanno spinto ancora più in basso il titolo, scivolato sui minimi di oltre 3 mesi.
Nonostante l’incremento delle vendite e il buon andamento dei modelli costosi, il primo trimestre si è chiuso con una redditività in netto calo. L’utile prima degli interessi e delle imposte è diminuito di circa un quarto rispetto all’anno precedente, attestandosi a 4,05 miliardi di euro.
Questo si spiega con due ragioni: la prima è la crescita dei costi di produzione dovuti all’inflazione, la seconda è che le vendite sono cresciute soprattutto per i modelli completamente elettrici, che non hanno ancora margini elevati (Solo nel primo trimestre l’azienda ha venduto 82.700 auto elettriche, il 27,9% in più rispetto all’anno precedente).
Va detto che gli analisti (nello specifico Jefferies e JPMorgan) hanno accolto i dati trimestrali molto meglio di quanto ha fatto il mercato. Hanno infatti sottolineato che il margine è stato solo leggermente inferiore alle aspettative, e che la situazione dovrebbe migliorare gradualmente nel corso dell’anno. Inoltre, il free cash flow è forte.
BMW è piuttosto fiduciosa e prevede un andamento degli affari relativamente stabile nei prossimi trimestri, tanto da confermare gli obiettivi annuali.
Il contesto per l’intero settore rimane complicato, perché la domanda fatica a decollare (specie dopo la fine degli incentivi per i veicoli BEV) e nel frattempo la concorrenza cinese si fa sempre più aggressiva.
Sotto questo aspetto, è importante il messaggio giunto dalla Casa Bianca, dove Joe Biden vuole aumentare i dazi sulle importazioni delle auto elettriche dalla Cina (per il fondatissimo sospetto che stiano ricevendo sussidi statali per fare concorrenza sleale) Questo potrebbe spianare la strada all’Unione Europea per fare altrettanto.
Sotto il profilo tecnico, l’ultimo scivolone ha portato un brutto messaggio ribassista. C’è stato infatti il taglio al ribasso della Ema200, come vediamo sulla piattaforma di investimento .
Se la situazione non migliorerà in tampi brevi, c’è il rischio di vedere BMW scivolare verso il supporto a circa 94 euro, e poco più giù ci sono anche i minimi annuali.
Una eventuale ripresa dei corsi metterebbe nel mirino la Ema200, che adesso funge da resistenza.
Va detto che nonostante il quadro si sia sporcato, gli analisti mantengono un certo ottimismo. Il giudizio a medio termine su BMW da parte di JPMorgan ha un obiettivo di prezzo di 115 euro, mentre Goldman – che pure ha abbassato il suo target – lo fissa a 123 euro. RBC invece vede un prezzo obiettivo per BMW a 109 euro.