Ancora non si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel per il settore automobilistico. BMW era arrivata a perdere il 40% in cinque mesi, toccando il minimo di due anni a settembre, sotto quota 70 euro.
Nelle ultime settimane si è vista una leggera ripresa, ma lo scenario rimane ancora molto complicato.
Gli ultimi dati sulle vendite di confermano lo stato di crisi del settore. Nel terzo trimestre la casa automobilistica di Monaco ha venduto il 13% in meno rispetto a un anno fa, malgrado l’aumento nel settore dei veicoli elettrici, che nel frattempo sono cresciuti del 10%.
E’ particolarmente significativo il calo delle vendite avvenuto in Cina (un mercato assai redditizio) di quasi il 30%.
Con una domanda debole, gli stabilimenti riescono a produrre molto meno rispetto alle loro capacità.
Oltre a questo, ha avuto problemi con il sistema frenante fornito da Continental, e più di recente anche problemi alla pompa del liquido di raffreddamento, che ha costretto al richiamo di centinaia di migliaia di auto in Cina.
Lo scenario è così complicato, che BMW nel mese di settembre ha tagliato le sue prospettive di profitto, come del resto hanno rivisto le loro previsioni anche Mercedes-Benz e Volkswagen. Volendo vedere la cosa da un altro punto di vista, è stato raggiunto un punto così basso che è difficile che le cose vadano ancora peggio.
In attesa che a inizio novembre vengano pubblicati i conti del terzo trimestre, BMW ha da poco testato nuovamente la Ema50, senza successo, come vediamo sulla piattaforma di investimento .
Questo livello è reso ancora più robusto dal fatto che si tratta della soglia psicologica degli 80 euro, e dalla contemporanea presenza del livello 23,6 Fibonacci, costruito sul movimento ribassista in corso dalla scorsa primavera. Questo fa capire che occorrerà uno slancio deciso per oltrepassare questa quota.