La correzione vissuta negli ultimi giorni non ha intaccato il quadro tecnico rialzista di , ne’ (come vedremo) minato la fiducia degli analisti.
Il titolo del produttore di articoli sportivi ha vissuto un rally impetuoso da giugno (+30% circa) ed era chiaro che ci sarebbe stata una correzione prima o poi.
Ma le possibilità che possa riprendere la marcia andando ad attaccare i massimi annuali oltre 67 euro ci sono.
(fonte grafica piattaforma di investimento )
Di recente ha confermato le previsioni per l’anno in corso, dopo la forte crescita delle vendite nel secondo trimestre, tuttavia ha lasciato aperta la porta a ulteriori margini di miglioramento, se gli affari continueranno a svilupparsi positivamente nel terzo trimestre.
Ma c’è prudenza, perché il contesto appare ancora volatile.
Finora i risultati sono stati gravati dalla presenza di grosse scorte in magazzino (che si stanno finalmente riducendo), che hanno costretto a praticare da forti sconti. Ma si tratta di un problema che riguarda l’intero settore, perché l’inflazione ha compresso i consumi privati.
Inoltre va evidenziato che ha dovuto fronteggiare (come tutti) l’aumento dei costi. Tutto questo ha gravato sul risultato finale, che per PUMA è stato di 55 milioni di euro, più di un terzo in meno rispetto a un anno prima.
Forse proprio questo ha raffreddato il rally iniziato all’inizio di giugno, che aveva portato il titolo a guadagnare circa il 30%.
Sotto il profilo tecnico, però rimane ancora saldamente rialzista.
Il prezzo sta vivendo una correzione in un canale parallelo, con i rialzisti che aspettano il breakout per la nascita di un nuovo impulso rialzista, anzitutto verso il massimo di agosto a 65,98 euro.
(fonte grafica piattaforma di investimento )
Al ribasso invece il primo supporto è a quota 58,5/59 euro.
Gli analisti mostrano un grande ottimismo verso .
Dopo gli ultimi dati trimestrali, Warburg Research ha alzato il target di prezzo fino a 99 euro. Anche Goldman Sachs ha un obiettivo simile a 12 mesi, mentre nella fascia di prezzo 75-80 si collocano RBC, Deutsche Bank e Credit Suise. Gli analisti più cauto sono quelli di UBS, che vedono un target di 66 euro, mentre JP Morgan a fine luglio era scettico tanto da vedere un calo verso i 55 euro.