Dopo una corsa decisa fino al mese di aprile, che aveva portato il prezzo oltre quota 240 euro, il costruttore di motori ha frenato lo slancio e da un paio di mesi ha imboccato la via della discesa.
Ciò è avvenuto soprattutto per i problemi di qualità dei metalli, che hanno costretto numerosi richiami di alcuni prodotti (con conseguente grave onere finanziario). Inoltre nel mese di agosto anche è stata coinvolta nel generale calo di tutto il listino azionario.
Dai massimi annuali a 244 euro, il titolo è scivolato fino alla soglia psicologica dei 200 euro, che ha però svolto il ruolo di supporto, ed i rialzisti sperano di poter assistere ad un rimbalzo con l’avvio di settembre.
(fonte grafica: piattaforma di investimento )
Va però evidenziato che il cross delle EMA200 e EMA50 è un messaggio sempre pericoloso, perché di chiaro stampo ribassista.
Sarà importante che il recente rimbalzo di continui, fino a superare (presumiamo) la EMA50 che sta assumendo una traiettoria in discesa. Il possibile test potrebbe avvenire a inizio di settembre, e quel momento sarà molto importante per lo sviluppo a breve di MTU.
Dal punto di vista fondamentale, la ripresa dell’industria aeronautica dopo la pandemia ha portato a una forte crescita. Questo slancio si è confermato anche nel secondo trimestre.
Grazie alla forte domanda di nuovi turbine, pezzi di ricambio e manutenzione, il fatturato rispetto all’anno precedente è aumentato del 20%. L’utile EBIT rettificato è aumentato del 21% e il profitto è cresciuto dell’85% a 122 milioni di euro. Così MTU si vede sulla strada giusta per raggiungere i suoi obiettivi per il 2023.
Riguardo ai costi di riparazione per i motori malfunzionanti, si spera di poter eseguire le riparazioni durante gli appuntamenti di manutenzione già scaduti, in modo che le riparazioni abbiano un impatto a breve termine sul flusso di cassa.