Come avevamo detto il mese scorso, la corsa di sembrava essere così robusta da poter mettere nel mirino il gap down apertosi in estate. Ed effettivamente così è stato.
Il prezzo del titolo del produttore di chip è volato in orbita 40 euro, e le prospettive sembrano essere ancora incoraggianti.
I fondamentali sono positivi: crescita robusta, free cash flow molto positivo, previsioni per il nuovo anno in miglioramento, e un dividendo che dovrebbe essere più sostanzioso.
Le previsioni di vendita, insieme ai robusti margini lordi, indicano un forte sviluppo rispetto alla concorrenza. Inoltre riveste un ruolo centrale nel processo di transizione energetica.
Nel settore automobilistico inoltre si è assicurato una posizione di privilegio, perché possiede il portafoglio leader di chip per il settore e probabilmente espanderà le sue quote di mercato. Anche il settore dei data center offre un ampio potenziale di crescita.
L’unico problema potrebbe essere l’accumulo di scorte che si verifica in periodi di andamento contrastante dei prezzi, cosa che potrebbe provocare una correzione sul mercato.
Sotto il profilo tecnico, dopo aver annusato la soglia dei 40 euro, ha vissuto una piccola correzione fisiologica. Questo è servito anche a “scaricare” l’indicatore RSI che era da tempo in ipercomprato.
(Fonte grafica: piattaforma di investimento )
Nel frattempo, la formazione della “croce d’oro” (ossia la Ema 50 giorni che passa sopra quella a 200) ha irrobustito il messaggio rialzista al mercato.
Chiaramente il prossimo scoglio è la soglia psicologica dei 40 euro, ossia i minimi annuali toccati ad agosto.
L’opinione degli analisti continua ad essere improntata all’ottimismo. Di recente Jefferies ha aggiornato il prezzo obiettivo da 40 a 46 euro. Goldman Sachs ha fissato il target a medio termine a 47,5 euro, Warburg Research si ferma a 46 euro, UBS arriva a 45 euro. Più caute Deutsche Bank (40 euro) e JP Morgan (38,5 euro).