Continua la fase altalenante per le azioni Hugo Boss. Dopo il crollo avvenuto dopo l’estate e la successiva ripresa, adesso stanno vivendo una nuova fase critica, che ha spinto il prezzo sotto i 60 euro.
I titoli del lusso e della moda sono sotto pressione a causa dei problemi economici della Cina, un mercato molto importante per le aziende di questi settori. Sebbene il Paese abbia raggiunto il proprio obiettivo di crescita economica nel 2023, il mercato immobiliare rimane debole e la propensione alla spesa dei cittadini è debole.
Le prospettive poco chiare della domanda cinese pesano su lusso e moda, che hanno sofferto l’accumulo delle scorte nell’ultimo anno e mezzo.
Nonostante il contesto difficile, nel corso del 2023 Hugo Boss ha raggiunto un record di vendite. Peraltro il quarto trimestre è stato il più alto in termini di vendite nella storia dell’azienda. Finora però il prezzo in Borsa non ha sfruttato questi numeri.
Inoltre la ristrutturazione del marchio sta dando i suoi frutti, tanto che la società ha raggiunto il limite superiore dell’intervallo di previsione per il 2023, che era già stato alzato due volte. Tuttavia il risultato operativo è stato inferiore alle aspettative generali.
Sotto il profilo tecnico, il recente crollo ha aperto un gap down abbastanza ampio, che potrebbe diventare il primo target per i rialzisti. Nel mezzo di questo gap down ci sono peraltro le due Ema (50 e 200).
(Fonte grafica: piattaforma di investimento )
Siamo senza dubbio in una fase delicatissima per il futuro di Hugo Boss, che può trovare supporto a quota 57 euro e più in basso sui minimi del 2023 a quota 54,94. Al rialzo invece le due medie mobili rappresentano i principali livelli di resistenza.
Nel frattempo l’indicatore RSI in ipervenduto potrebbe favorire un rimbalzo verso l’alto.
Secondo gli analisti intervistati da Bloomberg,c’è ancora margine per un bel balzo in avanti. La svizzera UBS vede un target a 12 mesi fino a 82 euro, Goldman Sachs arriva a 83,50 euro mentre RBC si ferma a 78 euro. Warburg Research addirittura si spinge a 88 euro, mentre JP Morgan si ferma a 80 euro. Tutti obiettivi molto elevati, che implicano un aumento superiore al 35%.