Continua il periodo disastroso per Bayer, che in appena 10 mesi ha più che dimezzato il suo valore in Borsa, passando dai 60 euro a meno di 30 euro (giungendo così sui minimi dal 2005). Nel solo 2024 il colosso agrochimico ha già accumulato un 20% di calo.
Se guardiamo i recenti dati trimestrali, si comprende bene perché gli investitori stiano scappando: la grande multinazionale farmaceutica ha chiuso il 2023 con vendite in calo (-1,2%), EBITDA in calo (-13,4%), una perdita netta di quasi 3 miliardi di euro (nel 2022 c’era stato un utile netto di 4,15 miliardi) e un utile core per azione in calo (-19,5%). Peraltro sono stati numeri in certi casi anche migliori del previsto.
Le questioni che stanno trascinando sul fondo Bayer sono molteplici. Anzitutto le controversie sui diserbanti a base di glifosato, in secondo luogo la pipeline farmaceutica, ne poi ancora gli alti livelli di debito (35 miliardi, +8,5% rispetto al 2022) e le incertezze sulla gestione interna (ossia le ipotesi di spin-off delle sue divisioni dei business).
Le controversie sul glifosato rimangono il problema più evidente che allontana gli investitori. Se circa 110mila cause sono state archiviate (liquidate o inammissibili), ci sono ancora più di 50mila contenziosi che attendono un esito.
Quante preoccupazioni generino queste cause pendenti si può comprendere ricordando che solo l’ultima sentenza negli Stati Uniti è costata a Bayer 2,25 miliardi di dollari. Finora le cause legali sul glifosato sono già costate alla Bayer 13 miliardi.
Per rendere l’idea di quanto sia stato un pessimo affare l’acquisto di Monsanto (avvenuto nel 2018), basta sottolineare che oggi Bayer vale in borsa circa 26 miliardi di euro… cioè meno della metà di quanto è stato pagato per Monsanto (60 miliardi di dollari).
Sotto il profilo tecnico, lo scenario di Bayer è decisamente cupo. Ma paradossalmente proprio questo lo rende potenzialmente attraente, ma soltanto se dovessero arrivare dei segnali di ripresa.
(Fonte grafica: piattaforma di investimento )
Perché ciò avvenga però occorre quantomeno arrivare oltre la Ema50, che nell’ultimo anno ha sempre agito da solida resistenza. Poco più in altro c’è un gap down aperto (tra 37-39,5), che potrebbe diventare il primo target per chi punta al rialzo.
Al ribasso invece il livello di supporto si trova praticamente sulla soglia dei 25 euro.