Dopo un 2023 disastroso, Aurubis sta cercando una base da cui rilanciarsi. Il prezzo del titolo, che appena 12 mesi fa superava la soglia dei 100 euro, è appena riuscito a recuperare quella dei 60 euro (di recente aveva perso anche quella).
Tuttavia, il guadagno del 7% maturato nell’ultimo mese dal titolo è uno spiraglio di luce.
Per il maggior produttore di rame in Europa, il nuovo anno finanziario è cominciato con un’altra perdita trimestrale, provocato dall’incremento dei costi di fusione e raffinazione che in parte è stato compensato dal calo dei prezzi dei metalli grezzi e dell’acido solforico.
Tuttavia il business non sta procedendo male, visto che la domanda di metalli rimane elevata (in special modo quella dei metalli necessari alla transizione energetica), tanto che il gruppo continua a puntare ad un utile operativo prima delle imposte compreso tra 380 e 480 milioni di euro.
Quello che sta realmente pesando su sono le vicende dei furti che sono andati avanti per molto tempo, senza che nessuno se ne accorgesse. Ad Aurubis sono stati rubati materiali e metalli preziosi per milioni di euro in un giro di furti organizzati che ha coinvolto gli uffici di alcuni appaltatori e alcuni dipendenti. Proprio questi ammanchi hanno impedito alla società di raggiungere gli obiettivi annuali.
Siccome si tratta di ammanchi non scoperti per molto tempo, l’amministratore delegato Roland Harings e altri due membri del consiglio di amministrazione sono stati di fatto cacciati dall’azienda, ma ancora non ci sono i sostituti.
Chiaramente un episodio del genere, che peraltro si è trascinato nel tempo, ha fatto perdere molta fiducia da parte degli investitori, che ci vedono una gestione del rischio a dir poco dilettantesca. Inoltre a causa di questa vicenda, vedranno il dividendo ridursi da 1,80 euro del 2022 a 1,40 euro nel 2023.
Il polverone è arrivato in un brutto momento, perché sta attualmente investendo molto denaro nell’espansione della propria attività. Sono infatti stati approvati investimenti per progetti strategici per circa 1,7 miliardi di euro.
Sotto il profilo tecnico, il rimbalzo recente avvenuto sul minimo a 57 euro è un piccolo segnale incoraggiante. Del resto la burrasca giudiziaria passerà, mentre i fondamentali di rimangono incoraggianti.
(Fonte grafica: piattaforma di investimento )
La ripresa del prezzo l’ha portato a testare la Ema50, cosa che accade per la prima volta in questo 2024. Oltrepassare questo primo scoglio è la base essenziale per acquisire un po’ di ottimismo.
A quel punto il successivo target è nella fascia di resistenza tra 65 e 70 euro, dove il prezzo si era impantanato a settembre scorso.
Gli analisti nutrono una forte fiducia nel titolo . Deutsche Bank vede un target amedio termine di 84 euro, mentre gli svizzeri di UBS arrivano a 90 euro. Molto ottimista è Hauck & Aufhause, che addirittura si spinge a 104 euro. A nutrire maggior fiducia nel gruppo del rame è però Baader Bank, che vede un target a medio termine di 110 euro.