Per le società che hanno bisogno di chip (specialmente quelle automobilistiche), si prospettano tempi ancora più duri. Infineon prepara infatti i propri clienti ad affrontare prezzi più elevati per i semiconduttori. Lo ha affermato il capo Reinhard Ploss.
Ha giustificato questo con un aumento dei costi di produzione. Il produttore di semiconduttori deve affrontare costi più elevati perché non produce tutti i chip da solo. ‘Naturalmente dobbiamo trasferire questi costi’, ha detto Ploss.
Secondo il capo di Infineon, il prezzo basso dei chip è uno dei motivi che ne ha provocato la carenza, in particolare all’industria automobilistica. Per alcuni componenti, l’industria si è abituata a renderli molto economici, ma se i chip vengono scambiati a prezzi molto bassi, non c’è incentivo ad aumentare la capacità produttiva.
La carenza di semiconduttori è un tema assai delicato, che sta penalizzando enormemente l’industria automobilistica. I colossi tedeschi dell’auto non possono aumentare la produzione, come previsto dopo la pausa estiva, ed anzi diverse aziende stanno riducendo l’orario di lavoro ridotto a migliaia di dipendenti.
Una soluzione rapida del problema non è in vista: il boss di Infineon presume che la crisi dei chip durerà fino al 2022.
Il produttore di semiconduttori di Monaco non è l’unica azienda ad aumentare i prezzi: secondo l’Ufficio federale di statistica, i prezzi alla produzione in Germania sono aumentati più bruscamente a luglio di quanto non siano stati in 46 anni. L’88% delle aziende sta lottando con prezzi di acquisto più elevati, come ha scoperto la Camera di commercio e industria tedesca (DIHK) nel suo ultimo sondaggio su quasi 3.000 aziende. Il risultato: due terzi si sentono obbligati a trasferire maggiori costi ai propri clienti.